Inghilterra, Watt: l’arbitro gli chiede come si chiama. Lui risponde e viene espulso

Il 27enne risponde per tre volte con il suo cognome ma il direttore di gara pensa a una presa in giro (Watt molto simile a “What?” ossia “Cosa?” in italiano) e ammonisce una seconda volta il giocatore

Il cartellino rosso mostrato a Sanchez Watt

Per gli arbitri, da oggi, oltre aguzzare la vista, sarà fondamentale anche avere un udito perfetto. Chiedere al fischietto Deam Hulme che durante il match di National League South (sesta divisione inglese) ha sventolato il cartellino rosso in faccia al giocatore dell’Hemel Hempstead Sanchez Watt, reo di avergli risposto per tre volte alla domanda “Chi è lei?”… con il suo cognome! L’equivoco è sorto dall’omofonia del nome del calciatore con la parola inglese “What”, (tradotto con “cosa”) che il direttore di gara ha però inteso come una presa in giro. Dopo tre risposte consecutive l’arbitro non ha avuto dubbi e ha estratto il secondo giallo e il conseguente rosso. Un vero e proprio “misunderstanding”…

SOCIAL L’episodio è diventato virale grazie al tweet dello stesso giocatore che, con grande autoironia, ha postato sul proprio profilo il commento dell’episodio di un giornalista presente all’incontro. L’arbitro aveva mostrato il giallo a Watt dopo che questo aveva calciato lontano il pallone. A quel punto la domanda e il clamoroso equivoco. Il giocatore cresciuto nelle giovanili dell’Arsenal, con un misto tra rabbia e incredulità, si è sfogato uscendo dal terreno urlando: “Non puoi espellermi per averti detto il mio nome!”. Solo qualche secondo dopo la decisione l’arbitro, compreso l’errore grazie anche all’intervento del capitano Parkes, è tornato sui suoi passi revocando il secondo giallo e consentendo così all’attaccante di ultimare la partita. Consolazione per il classe ’91: l’Hemel Hempstead ha vinto 2-0 il match contro l’East Thurrock anche grazie a un suo gol. In Italia un episodio simile era accaduto nel 2011, quando Paolo Magnani, tecnico della primavera del Bologna, urlò a Francesco Finocchio, a quel tempo del Parma, di mettere fuori la palla, omettendo il nome del calciatore. L’arbitro, che intese l’urlo come insulto omofobo, non tornò però sui suoi passi espellendo l’allenatore.
Luca Feole
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