Il francese è oramai una pedina di riferimento nello scacchiere bianconero. Con il passaggio al 4-3-2-1 la mezzala ha tratto enormi benefici e, con le sue prestazioni, è tutta la squadra a rendere di più
La rinascita bianconera passa per testa e cuore di un gruppo che non ha nessuna voglia di mollare l’osso. Cambio di rotta evidenziato dai numeri della fase difensiva (6 partite senza subire reti) e dallo spirito di sacrificio messo in campo dai ragazzi di Allegri. E Matuidi è l’uomo che più rappresenta l’anima di questa squadra nella doppia accezione difensiva-offensiva. In settimana, a commento del sorteggio degli ottavi di Champions che ha accostato la Juve al Tottenham, il centrocampista aveva sottolineato le sue priorità: “Il gol? Non è ancora arrivato, mi piacerebbe, ma ciò che conta è aiutare la squadra a fare bene”. Contro il Bologna, oggi, oltre alla solita grande partita, è finalmente arrivata anche la prima gioia in Italia. C’era andato vicino contro il Napoli, quando una parata fantascientifica di Reina gli aveva negato la rete, c’è invece riuscito oggi al 64′, siglando il 3-0 e lanciandosi nella sua classica e particolarissima esultanza a braccia aperte. Un gol che ha messo il punto a una sfida importante e che è coronamento di un periodo d’oro in cui il numero 14 ha inanellato prestazioni da leader.
MENTALITA’ E PRESENZA — Matuidi è la sintesi del nuovo spirito bianconero. Esperienza, perché il francese ha giocato e vinto molto in Francia dimostrandosi all’altezza su palcoscenici internazionali. Mentalità, che passa per i numeri (solo 49 passaggi sbagliati nelle sue 15 presenze in Serie A) e per le sue parole: “Chi è più forte tra noi, l’Inter, la Roma e il Napoli? Non mi interessa. Vogliamo solo vincere”. Presenza, perché il mancino di Tolosa è veramente onnipresente. Uno di quelli che ha beneficiato del passaggio a un centrocampo a 3: mezzala mancina abituata a inserirsi e, soprattutto, ad agire da instancabile pressatore, con il nuovo modulo Matuidi sta mettendo in mostra un caleidoscopio di qualità. E se le spie negative si accendevano nella fase di finalizzazione, oggi la risposta è stata secca, con la prima gioia personale. Un numero: almeno 3 palloni recuperati a partita e oltre 600 passaggi positivi in questo campionato. “Uno straniero ci mette un po’ di tempo ad adattarsi – ha evidenziato recentemente il ct francese Deschamps -, lui, con i bianconeri si è inserito in un lampo”. Ed è anche per questo che Allegri non può più fare a meno di lui.
PIU’ OFFENSIVI — Uno dei principali benefici apportati alla squadra con Matuidi in campo è la maggiore capacità di spinta in fase offensiva: con un Mandzukic propenso all’accentramento in area e, nel caso della partita di oggi, un Alex Sandro libero di galoppare sulla fascia sinistra consapevole del fatto di essere coperto durante la transizione in avanti. Matuidi è catalizzatore delle azioni che passano per la fascia sinistra del campo e i numeri aiutano a comprendere quanto sia fulcro di tutte le azioni: Sandro, Asamoah, Mandzukic e Pjanic (a pari con Chiellini) sono i giocatori che più dialogano col francese. È difficile individuare qualcuno che non dialoghi spesso e volentieri con lui. C’è tanto Matuidi in questa nuova Juve che vuole puntare a tutto. Uno che a prescindere dai gol vuole il bene della squadra. Ma che altro aspettarsi da un papà di tre bambini che ha eletto a momento preferito della sua vita “Quando i miei bimbi mi fanno un disegno con scritto “ti amo papà”?
Luca Feole
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