Aspiranti giornalisti occidentali e orientali hanno fatto esperienza sul campo al festival udinese «Stando fermo nella mia città, il mondo è venuto da me». Dieci giorni di pane e cinematografo
«È dall’anno scorso che provo il rimpianto di aver cominciato a frequentare il Far East troppo tardi». Dai, su.. ricordiamoci che vale sempre il motto “meglio tardi che mai”. Luca Feole, 25 anni di Feletto Umberto, si è avvicinato al Feff nel 2014, quando si è arruolato nel social media team che ha aiutato il battaglione di operai mediatici del festival a creare i contenuti per i social. Piaciuta l’esperienza, il giovane studente di giurisprudenza e appassionato di giornalismo sportivo, ha deciso di ripetersi. L’occasione gli si è presentata con il Feff Campus, una delle novità dell’edizione numero 17 del festival. Quattro under 30 provenienti dall’Asia, quattro dall’Europa e uno da Udine, il nostro Luca, sono la piccola grande squadra di aspiranti (ma mica poi tanto) giornalisti che, sotto il coordinamento di Mathew Scott, firma storica del South China Morning Post, stanno vivendo a pane e cinema dallo scorso 23 aprile. «Ci svegliamo, facciamo colazione e poi ci tuffiamo nel cinema orientale, decidendo insieme a Mat come dividerci, che film guardare e come lavorare». Tara Karajica, 28 anni, viene da Belgrado e ha un curriculum impressionante nel mondo della critica giornalistica. Ha un blog (www.thefilmprospector.com), scrive recensioni per Variety, Indiewire e un bel po’ d’altre riviste di settore, ha fatto parte della giuria di svariati festival europei ed è membro di diverse associazioni cinefile. Eppure.. «Qui a Udine è il posto dove sto imparando di più – ammette Tara – perché Mathew è un’eccellente insegnante e l’organizzazione del festival è straordinaria». Ecco, non servirebbe aggiungere altro per capire che questa iniziativa, ideata per unire a una didattica nuda e cruda fatta di seminari e lezioni, un’esperienza diretta con interviste e recensioni, sta funzionando alla grande. Intorno a Tara gli altri membri del Feff Campus annuiscono sorridendo. Sonia Kil, giovane sudcoreana con alle spalle anche un lavoro al Busan Film Festival, ha esperienza da vendere, eppure parla del Far East come qualcosa di mitico. «Un festival europeo che presenta film popolari asiatici da 17 anni è destinato ad entrare nella storia». Una storia in cui ha voluto metter piede anche Samantha-Josephine Kiesel, di Amburgo, alla sua prima esperienza in un festival ma convinta dall’età di 4 anni di dover lavorare in questo settore, così come ci si è voluto immergere Andrew Daley, londinese, per il quarto anno di fila a Udine, che armato di telecamera e microfoni è pronto a captare ogni singola espressione degli ospiti internazionali del Feff. Sotto le entusiaste ali di Mathew Scott, uno che conosce il cinema asiatico meglio delle sue stesse tasche, scrivendoci dalla sua base di Hong Kong da vent’anni, ci sono anche He Xin da Beijing, giornalista di Sina.com, Carlota Ezquiaga che studia giornalismo cinematografico a Madrid, Gloria Cheung che lavora nel campo dell’informazione (spicca la sua esperienza alla Cnn International) a Hong Kong e, infine, Emiko Ishigami da Tokio, occupata nel mondo dell’editoria cinematografica. «Non solo stiamo imparando un mestiere sul campo –conclude il friulanissimo Luca – ma abbiamo creato una piccola grande famiglia. Ho sempre pensato che viaggiare nel mondo fosse il modo più veloce per crescere, invece qui mi sta succedendo il contrario: stando fermo nella mia città, è il mondo che è venuto da me».
L’ARTICOLO SUL MESSAGGERO VENETO